Daniele Aristarco & Idy Diene.

All’incontro di Scrittori in Città tutti a bocca aperta a riflettere sulle dediche dei libri e su… Idy Diene.

 

Siamo all’incontro di Scrittori in Città, è un’atmosfera tranquilla, qualcuno di tanto in tanto fa una domanda e lo scrittore di “Lettere a una dodicenne sul fascismo di ieri e di oggi”, Daniele Aristarco, risponde con professionalità e passione.

Le persone nella sala sono concentrate sul contenuto del libro e su come esso affronti temi di un’epoca passata ma resti comunque attuale.. Qualcosa devia il discorso, l’autore dice: “Avete mai pensato alle dediche nei libri?”. Nessuno risponde, tutti guardano l’autore come se fossero in cerca di una continuazione; poi, ad un tratto riparte: “Sì, in ogni libro nella prima pagina c’è una dedica, di solito ad una persona cara, un familiare, un amico. Le dediche nei libri mi fanno sempre innervosire, non capisco perché un libro debba per forza essere dedicato a qualcuno e, anche se fosse, è una cosa privata, l’autore dovrebbe dedicare il libro in privato”. La sala è silenziosa, misteriosamente attratta dalle parole dell’autore, tutti vorrebbero che continuasse a parlare di quella “mistica cosa” che è la dedica dei libri. D’un tratto, come per magia, Daniele dice: “Io ho deciso di dedicare il libro che voi avete letto a Idy Diene. Qualcuno di voi sa chi è? Qualcuno di voi si è andato a documentare leggendo la mia dedica?” La sala è confusa, qualcuno è imbarazzato perché neanche l’aveva vista la dedica, la maggior parte dei presenti sta però cercando quella dedica nei propri libri. La dedica recitava: “A Idy Diene, a chi ti porterà una rosa su ponte Vespucci”. Daniele Aristarco non sembra affatto sorpreso del fatto che nessuno sappia di Idy, decide di continuare il suo discorso e spiega molti dettagli in più: “Chi era dunque Idy Diene? Idy Diene era un venditore ambulante di Firenze, una persona comune, lui era di colore. La mattina del 5 marzo 2018 un certo Roberto Pirrone litiga con la moglie ed esce di casa armato di pistola con l’intento di suicidarsi. Arrivato su ponte Vespucci Pirrone cambia idea e con 6 colpi di pistola ammazza sanguinosamente Idy Diene”. In sala nessuno osa più far domande e qualcuno si scambia qualche occhiata strana e ansiosa. L’autore continua dicendo: “Perché ho deciso di dedicare un libro sul fascismo a Idy Diene? Beh vedete, io sono stato a Firenze circa due mesi dopo l’accaduto e mi aspettavo una targa, qualche fiore o come minimo una candelina per commemorare Idy. Arrivato su ponte Vespucci non c’era niente, era come se la città si fosse dimenticata di lui. Qualche settimana dopo un gruppo di persone decise di mettere comunque una targa sul ponte, una targa commemorativa e contro il razzismo, nei giorni seguenti leggendo tra le notizie vidi che quella targa era stata imbrattata in un atto vandalico”. Tutta la sala è in delirio, pieno di mani alzate, di perplessità e di incertezze. La storia di Idy Diene è simbolo del fatto che il razzismo è un problema serio che la gente cerca e sceglie di dimenticare senza risolvere, Idy Diene deve essere l’esempio per sconfiggere questa piaga dell’umanità che è il razzismo. La dedica di Daniele a Idy e a chi gli porterà una rosa simboleggia che chi si sforza di non dimenticare fa un passo in avanti per fare in modo che certe cose non avvengano più.