IL PIANETA LONTANO

Racconto di fantascienza

Il pianeta lontano

 

Tanto tempo fa, il pianeta Zuru non era così avanzato nella tecnologia. Ma anni dopo iniziò a svilupparsi in tutte le sue forme diventando  pieno di vantaggi e di comodità.

Quello stesso giorno, io, “H3“,venni inviato a esplorare un pianeta molto più lontano del nostro; piccolo ma pieno di risorse; il pianeta “Kiri “.

Il pianeta Kiri si era sviluppato in tutta la sua bellezza dando vita a nuove strutture, nuove forme di vita… insomma fino ad allora era molto più avanzato del nostro!

Per la partenza mi fecero salire su una navicella piccola ma velocissima; mi munirono di una presa per ricaricarmi, delle scorte di cibo e di una piccola radio per ascoltare quello che sarebbe successo, nel frattempo, sul nostro pianeta.

IL GPS incorporato nella navicella diceva che stavamo per arrivare; quando, all’improvviso, la navicella iniziò ad emettere suoni di allarme, di pericolo, a perdere controllo e ad illuminarsi tutta di rosso.

Iniziò la discesa in picchiata; che fece prendere fuoco all’intera nave spaziale.

La piccola astronave non ce la faceva più e si schiantò al suolo.

Fortunatamente io non mi feci niente, neanche un graffio.

Uscii fuori dalla navicella per controllare i danni provocati dallo schianto, mi girai, mi guardai attorno e capii subito che ero arrivato!

Ce l’avevo fatta! Finalmente avevo raggiunto la mia destinazione; ero sbarcato sul pianeta Kiri.

Emozionato, decisi di incamminarmi per chiedere informazioni sul luogo, per domandare aiuto e per trovare una mano in più per riparare la navicella.

Presto arrivai in un piccolo villaggio colmo di persone allegre; che danzavano, cantavano… c’erano anche tanti strani tavoli che vendevano cibi tipici; mi pare che si chiamassero “bancarelle “, ma a parte tutto, furono molto gentili con me, mi diedero un po’ di quegli deliziosi alimenti e mi fecero conoscere tante strane tradizioni del luogo.

Notai anche tante strane strutture, che noi non avevamo nel nostro pianeta; mi pare si chiamassero “scuole “.

Edifici grandi e colorati, pieni di vetrate; dalle finestre si potevano scrutare mille piccoli tavolini, posti uno dietro l’altro in modo ordinato e una grande cornice tutta nera dove l’insegnante scriveva con una matita bianca per far imparare ai bambini.

Era quasi giunta l’ora di cena e il sole stava tramontando, quando incontrai un robot come me, che mi invitò a stare da lui finché la mia astronave non fosse stata riparata. Mi diede da mangiare tante piccole specialità del pianeta preparate in casa e mi lasciò dormire in un letto caldo e comodissimo presente nella stanza degli ospiti. Il giorno seguente cercai di riparare la piccola nave spaziale, ma non ci riuscii, così il mio amico mi aiutò a trasportarla fino da un meccanico specializzato che aveva promesso di ripararmela in due giorni. Intanto avevo tutto il tempo per godermi il pianeta, imparare curiosità e raccogliere informazioni tramite una scheda presente nel cervello.

Ogni giorno passavo per la scuola e mi incantavo davanti ad essa. I bambini uscivano sempre felici, raccontando  ai genitori quello che avevano trattato in classe.

I bambini iniziavano le lezioni alle 5:00 di mattina per poi finire la giornata alle 12:00, dirigersi alla mensa e, subito dopo, ai club pomeridiani. Discussi per una mezz’ oretta con un genitore che aspettava che suo figlio uscisse da scuola;

Mi disse che per loro era fondamentale l’istruzione e che senza di essa i ragazzi non potevano assicurarsi un futuro; mi spiegò anche quanto fossero gentili e simpatiche le insegnanti; non erano robot, come i ragazzi e la comunità, bensì androidi create diversamente da noi, dotate di un cervello più grosso, più intelligente, in modo che potessero insegnare ai ragazzi tutto ciò che sapevano e avevano appreso da altri androidi intelligenti. Mi spiegò anche le materie che venivano trattate: meccanica, biologia, robotiano, androdiano, scienze di Kiri, robotica e creatività; materie che servono per dare base ai ragazzi e per poi concedergli un futuro.

Rimasi scioccato dalle vaste curiosità di questo pianeta; purtroppo però ricevetti una chiamata dal meccanico: la navicella era riparata… dovevo tornare a casa.

Salutai tutti coloro che mi avevano aiutato a conoscere il loro pianeta, li ringraziai e dissi loro che avrebbero dovuto venirci a trovare presto.

Ripartii e mi lasciai alle spalle questa meravigliosa avventura.

Tornai che era notte; perché c’erano fusi orari e interplanetari molto diversi.

Scaricai le informazioni sulla grande memoria del pianeta, che contribuiva a farlo sviluppare e il giorno seguente si crearono scuole, chiese, mercati con bancarelle…

I bambini furono felicissimi di intraprendere questo percorso scolastico e ogni giorno da allora i ragazzi dalle cinque a mezzogiorno andarono a scuola per imparare e crearsi un futuro.