La Vita

Racconto surreale

La vita

 

Era una mattinata tranquilla; mi svegliai alle sette, feci colazione in compagnia del cinguettio degli uccellini, rifeci il letto e mi diressi verso il bagno. Ero ancora mezzo addormentato: mi lavai i denti con del sapone, mi misi del profumo al posto del deodorante… d’altronde come ogni mattina, ma quel giorno sentii che qualcosa stava per cambiare.

L’unica cosa che forse feci bene fu quella di spazzolarmi accuratamente i capelli dopo aver messo un velo di gel. Fu proprio in quel momento che mi guardai allo specchio e piantai un urlo che sentì tutto il vicinato. Non sapevo come, non sapevo il perché, ma improvvisamente mi vidi più brutto, più invecchiato; pensai che fosse un incubo, così cercai di svegliarmi a suon di schiaffi e pizzicotti, ma niente. Pensai che, essendo ancora addormentato, magari avevo le allucinazioni, così mi diressi verso la casa della signora Kate, che però, non trovando più gli occhiali non poté darmi spiegazioni…

Cercai di contattare mia madre, che però fu iirraggiungibile…

Mi decisi a credere che fossero delle allucinazioni, così tutto contento andai a scuola; non sapevo il perché di tutti quegli sguardi, di tutte quelle risate dietro le spalle. La gente cercava di evitarmi, di far finta di non conoscermi.

Cercai di spegnere il telefono perché stava per iniziare la lezione, quando vidi il riflesso del mio volto sullo schermo scuro, lucido e un po’ scheggiato: stavo perdendo i capelli. Me ne erano rimasti pochi e gli ultimi che si trovavano sul mio capo erano crespi, secchi e bianchi. Quel bianco non me lo dimenticherò mai, un bianco calmo, simbolo di saggezza e di pazienza.

Man mano che il tempo passava diventavo sempre più vecchio, sempre più debole, stanco e soprattutto rugoso.

Persino la signora Kate era più agile di me; un giorno mi chiese di andare a casa sua per aiutarla a riordinare la cantina. Io, vecchio com’ ero, mi stancai subito e allora io e la signora facemmo una merenda a base di pesche sciroppate che aveva conservato in cantina; mi chiese di aprire il barattolo, ma, pur mettendoci tutta la forza che possedevo, non ci riuscii.

Mi sentii inutile, senza uno scopo: non ero più il ragazzino di una volta!

Mi lamentavo sempre del fatto che la mia Vita non mi piacesse e che andava tutto sempre molto lentamente: ora mi sembrava che pure il sole, che pure le giornate fossero più veloci di me. Mi resi subito conto che ogni momento della Vita, sia bello che brutto va vissuto, ricordato e trascorso con il giusto tempo. Perché è così che va la Vita. La Vita è una ruota; una ruota che non smette mai di girare. Ci possono essere cambiamenti: si potrà passare ad una ruota di una bici a quella di un monopattino, ad una ruota di un’auto a una ruota di motorino, ma è così che vivremo, vivremo grazie a cambiamenti che ci porteranno in strade diverse, ma tutti avanzeremo comunque e tutti arriveremo al traguardo.

So cosa state pensando…

E poi com’è finita?

Io, da allora, ho continuato sempre più ad invecchiare, sempre più a essere stanco; finché un giorno la porta si spalancò e mi accolse in paradiso a braccia aperte. Da quassù vedo un sacco di ragazzi che vorrebbero diventare grandi, crescere immediatamente…

Il mio consiglio è quello di godersela fino in fondo, di non accelerare quelli che sono i chilometri che ancora dovrà compiere la bicicletta, ma godersi il viaggio, ogni singola pedalata, fino in fondo.

Anche se sarà faticoso poi alla fine, sarete orgogliosi di voi, perché è questa la Vita: è un premio.