Un albero per amico

Ciao sono Franco, uno scoiattolo di montagna. Oggi ti racconterò ciò che mi è successo in questo ultimo mese.

Vivevo spensierato nel mio albero: la mia “casa” si trovava in alto, dentro al tronco ed io potevo facilmente andare a prendere le ghiande dai rami del mio albero e dai rami vicini. Ero in una posizione che, a ripensarci ora, era strategica ma prima non lo potevo sapere perché non avevo mai dovuto scappare di li.

Ogni giorno scendevo dal mio albero stando ben attento ai pericoli, rappresentati solo da altri animali e dai cacciatori (che però puntavano a prede più grandi), andavo al lago e ammiravo lo spettacolo sottostante.

Andava tutto bene quando un giorno fui svegliato dal terribile rumore di una motosega. Avevo capito che stavano tagliando il “mio” albero! Scappai subito sull’albero più vicino, correvo, correvo come non avevo mai corso prima e finalmente trovai un altro posto dove stabilirmi.

E’ inutile dirvi che la mia vita da quel momento non è più stata la stessa: per trovare le ghiande dovevo fare tantissima strada in più e il raccolto non era più come quello di prima. Inoltre non potevo più andare al laghetto a guardare e sognare davanti a quelle magnifiche cime di alberi e rocce che sembravano lucidate e levigate e che, riflettendo i raggi del sole, facevano sembrare quel posto un paradiso.

Il luogo in cui invece ero ora era invece tutto scuro e triste: le uniche rocce che vedevo erano coperte di muschio.

Un giorno arrivò una scolaresca di circa 40 studenti e studentesse che facevano un chiasso fortissimo, tanto che pensavo che mi dovesse venire l’acufene. Ad un certo punto alcuni ragazzini, con aria furtiva, si allontanarono dal gruppo e vennero a fumare proprio sotto il mio albero. Poco dopo la mia tana fu invasa da fumo passivo. Io fuggii a gambe levate ma i ragazzi si accorsero di me e iniziarono a inseguirmi; inutile dire che ero stato più veloce io. Dopo qualche ora tornai nella mia abitazione ma quei maleducati mi avevano lasciato una sorpresa: era piena di chewing-gum masticati e appiccicosi! Rimasi bloccato per tantissimo tempo finché le forze non mi abbandonarono e mi addormentai.

Il mattino dopo mi svegliai con tutti i peli appiccicati e decisi allora di andare a chiedere aiuto all’uomo che abitava in quella specie di grande museo di legno situato in fondo alla strada. Scesi dall’albero e subito fui avvolto da cartacce e plastica che rimanevano appiccicati al mio pelo. Una persona mi vide e dopo poco tempo mi ritrovai su un camion che mi portò dal veterinario. Dopo un’accurata pulizia fui messo in una gabbia.

Ora vi sto parlando dalla mia nuova casa ovvero lo zoo. Stare qua non mi piace ma non esiste modo di scappare. L’aria che respiro è molto inquinata, non posso più stare immerso nel silenzio perché non c’è mai silenzio qua, ma almeno non devo più lottare per il cibo e non devo più stare attento ai cacciatori e agli altri animali che mi vogliono mangiare.

Ogni giorno viene gente a guardarmi attraverso un grande vetro e io in quei momenti mi diverto eseguendo grandi salti.

Il mondo è bello ma molta gente tende molto spesso a rovinarlo anche involontariamente. Servono meno parole e più fatti.

 

Leonardo Dracone - classe 2A